Dal sogno alla realtà: consegnato alla città di Vicenza il murale tributo a Paolo Rossi

Dopo tre anni di impegno, passione e lavoro, il sogno di Wallabe ha preso vita: il grande omaggio a Paolo Rossi è stato svelato proprio nel giorno in cui il campione avrebbe festeggiato il suo 68° compleanno.

Nemmeno la pioggia battente che non ha dato tregua ha fermato la celebrazione: nella piazza antistante la Torre Everest, a Vicenza, abbiamo inaugurato ufficialmente il murale “Il Mio Nome è Paolo Rossi”, un tributo che oggi appartiene alla città e a tutti gli sportivi che hanno amato e ancora amano Paolo.

L’opera, realizzata dal famoso street artist brasiliano Eduardo Kobra, si è rivelata con la caduta del grande telo che copriva il volto di Pablito e il sorriso con cui lo ricordiamo. Un momento che ha emozionato tutta la piazza, perché non si tratta solo di un murale ma di un pezzo di storia, un simbolo che unisce generazioni, dentro e fuori il mondo del calcio.

La serata, nonostante il tempo inclemente, ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e caloroso, delle autorità locali, dei nostri preziosi sponsor, di personalità dello sport e dei media nazionali e locali, e di tanti tifosi, compresa una rappresentanza delle giovanili del Lanerossi Vicenza.

Il Sindaco Giacomo Possamai e il Presidente della Provincia Andrea Nardin, hanno portato i saluti delle istituzioni ed evidenziato lo stretto legame tra la città e il campione, così come l’importanza dell’opera in termini artistici, ma anche di rigenerazione urbana.

E’ poi toccato a Wallabe raccontare com’è nata l’idea di celebrare Paolo Rossi con un’opera d’arte pubblica: “È cominciato come un sogno – sono le parole di  Federica Sansoni -, il desiderio di preservare e raccontare una storia bellissima attraverso un’opera d’arte importante, qui a Vicenza, città d’adozione di Paolo. Perché l’arte è il mezzo più forte per rendere eterno un messaggio e amplificare un’emozione. Un’emozione che Paolo ha regalato all’Italia intera. È stato un percorso ricco di sfide e oggi possiamo dire di avercela fatta. Wallabe, con l’aiuto di molti, ha realizzato un progetto ambizioso sul palazzo più alto della città su pareti non ospitali per un’opera di street art, in un quartiere che vuole risorgere.
Wallabe ha incaricato un artista di grande fama come Kobra perché potesse dare valore all’opera e perché il suo tributo fosse un gesto di grande rispetto. Un artista brasiliano che va oltre ogni distinzione di maglia e di bandiera e omaggia l’uomo e il campione Paolo Rossi”.

Accanto a Federica Sansoni, Caterina Soprana, che ha giocato un ruolo fondamentale sin dall’inizio nel dare vita al progetto, ha voluto sottolineare l’importanza di una realtà piccola ma ricca di idee e passione come Wallabe, capace di “vedere” l’opera e coalizzare le migliori risorse per realizzare un’impresa così ambiziosa e complessa. Un messaggio che rispecchia perfettamente le parole di Paolo Rossi, quando affermava che con dedizione e coraggio anche “uno qualsiasi, uno normale, può farcela.”

Il murale, che rappresenta un importante tributo all’icona calcistica, è stato realizzato sulla parete sud della Torre Everest: l’edificio, realizzato durante gli anni ’50, in pieno boom economico, con i suoi oltre 62 metri, è il più alto della città ed è stato oggetto di un importante intervento di riqualificazione energetica, voluto dai condomini, che, per primi, ha ricordato Marco Crestani, in loro rappresentanza, hanno creduto in questo innovativo progetto.

Alla complessità dell’intervento sulla torre Everest si è riferito anche Pietro Scambi, Direttore di Imprendo, che ha espresso soddisfazione ed emozione per il progetto del murale, sottolineando che rappresenta molto più di un intervento tecnico. “Imprendo ha gestito la riqualificazione energetica di un edificio di oltre 60 metri, migliorandone il comfort abitativo e l’efficienza energetica, una sfida ingegneristica notevole. La collaborazione con l’artista Kobra è stata cruciale per integrare il murale con l’architettura del palazzo e le linee guida UNESCO. Il progetto, ispirato ai valori di Paolo Rossi, simboleggia orgoglio e appartenenza per la comunità”.

Un’opera straordinaria, resa possibile dal fondamentale contributo del Gruppo Hera, main sponsor del progetto. Attraverso le sue società Hera Servizi Energia ed EstEnergy, il Gruppo ha supportato in maniera decisiva il progetto di riqualificazione urbana della Torre Everest di Vicenza. “Siamo la prima realtà italiana di aggregazione di aziende municipalizzate che, con un approccio multi-business, gestisce la fornitura di servizi energetici e ambientali a cittadini e imprese – ha spiegato Cristian Fabbri, Presidente del Gruppo Hera –  ma nasciamo come azienda del e per il territorio. Siamo presenti a Vicenza e abbiamo scelto di dare il nostro contributo alla città e alla comunità attraverso questa iniziativa, in sintonia con l’impegno, che contraddistingue nostro gruppo, nel campo dell’arte e della cultura. Siamo felici di aver contribuito a dare a questa città un’opera d’arte che ricorda questo grande campione”.

Dopo le parole di Eduardo Kobra, affidate ad un suo videomessaggio, il momento più emozionante dell’evento: la caduta del telo e la rivelazione, per intero, del murale dedicato a Paolo Rossi, rappresentato con la maglia azzurra della Nazionale, con le braccia alzate al cielo, sul viso l’inconfondibile sorriso, “esattamente il modo in cui Paolo amava essere rappresentato”, ha commentato la moglie del campione, Federica Cappelletti: “Stavo pensando a Paolo, a quello che avrebbe provato, stando qui, davanti a Vicenza e ai vicentini, alla città che ha sempre amato, sempre adorato e con la quale, fino alla fine, c’è stato questo fil rouge, che ci sarà per sempre e dove la nostra famiglia continua ad essere, grazie ad Alessandro, il pezzo di famiglia che è qui. È una cosa enorme, fino ad oggi non ho voluto nemmeno vedere il murale, perché volevo vivere questo momento e devo dire che è straordinario. Poi, Paolo amava l’arte ed è un motivo in più per immaginare quanto si sarebbe emozionato, quanto sarebbe stato felice di vedere tutto questo, dedicato a lui, di vedere tutte queste persone, questo grande amore nei suoi confronti”.

L’inaugurazione si è conclusa con l’intervento di alcuni ex compagni di squadra di Paolo Rossi, tra cui alcune leggende del calcio come Antonio Cabrini, Alessandro Altobelli, che hanno ricordato l’amico, prima ancora del campione; i biancorossi Beppe Lely e Vinicio Verza, che con Rossi condivisero l’avventura del Real Vicenza e che hanno quindi conosciuto Paolo, agli esordi, prima che diventasse il Pablito noto in tutto il mondo. I giornalisti Alberto Rimedio, Xavier Jacobelli, Marino Smiderle hanno sottolineato la figura di Paolo Rossi non solo come grande campione, ma anche come amico e uomo di straordinaria umiltà, ricordando il suo impegno a sostegno dei giovani, con la creazione dell’Accademia Paolo Rossi di Perugia.

La realizzazione de ‘Il mio nome è Paolo Rossi’ ha visto la collaborazione di Paolo Rossi Foundation ed è stata possibile grazie alla sinergia con le istituzioni e diverse realtà che operano nel territorio: un ottimo esempio di partenariato pubblico/privato, oltre che felice connubio tra ingegneria e arte, grazie a Imprendo Srl e Gruppo Hera, Bezzegato Srl, L.R. Vicenza 1902, Associazione Italiana Calciatori, Rivit Spa, Le Piramidi, San Marco Petroli, Ivas, TicTac, Top Color, Nimlok.